Le auto più brutte della storia. La classifica delle peggiori 20

 

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Le auto più brutte della storia. La classifica delle peggiori 20

“Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, diceva la massima. Se il concetto di bellezza è relativo, e i gusti opinabili, è pur vero che, ponendo a comune denominatore criteri come stile, design, equilibrio delle forme e proporzioni, le aziende automobilistiche, in tempi passati e più recenti, hanno sfornato dei veri e propri Frankenstein. Che pure, a prescindere dalla loro “bruttezza”, hanno talora avuto un discreto successo sul mercato.
Ecco la nostra classifica delle peggiori 20.

20. Trabant

Erano gli anni della DDR e l’”auto del popolo dell’Est” è stata la prima vettura tedesca con la carrozzeria realizzata in materiali plastici, estremamente economici rispetto al costoso acciaio. Trabi, così chiamata dai tedeschi, fu progettata e messa in produzione negli anni ’50. Storicamente resta un simbolo, quello della spaccatura che ha caratterizzato l’Europa fino al 1989. E per questo la premiamo con la decima posizione.

trabant

19. Citroën Ami 6

A suo modo rivoluzionaria, la Citroën Ami 6, sul mercato tra il 1961 e il 1969, nacque dalle mani di Bertoni, nel tentativo di ricercare una linea stilistica innovativa per la Citroën. Nonostante il design non convenzionale del lunotto posteriore inclinato in senso contrario, ottenne un discreto successo di pubblico in Francia. Senza dubbio, è a suo modo estremamente originale.

citroenami6

18. Dacia 1310

Realizzata dalla rumena Dacia, l’ultima generazione 1310 è stata il canto del cigno, stravolta nel tentativo di restyling della Renault 12 cui il modello originario si era ispirata. Commercializzata per 35 anni, è stata per fortuna venduta in gran parte nel mercato interno e in quello del blocco orientale.

dacia1310

17. NSU Prinz

Non poteva mancare il “gioiello” del la casa tedesca NZU, la mitica Prinz prodotta dal 1957 al 1973. Nel suo mitico colore verde, c’è chi la paragona a una scatola di sardine con le ruote.

Prinz - Nsu Motorenwerke Ag  Auto Vecchie auto Auto vintage

16. Casalini Sulky

Non una vera e propria macchina, in quanto dotato di un motore da 50cc, questo autoveicolo ha scaldato i cuori dei ragazzi degli anni ’70 che si preparavano a guidare una macchina. Prodotta dall’azienda piacentina Casalini, il Sulky ha fatto concorrenza all’Ape Piaggio, forte di linee squadrate e spigolose. E proprio per questa sua essenzialità è stata apprezzata da tutti. Photo credit: Wikimedia Commons

15. ford scorpio

La Ford Scorpio nasce nel 1985 sotto le oneste e poco emozionanti forme di un berlinone tre volumi in sostituzione dell’ammiraglia Granada, ma è nove anni dopo che la tragedia stilistica si compie: Ford lancia la seconda generazione. Il risultato è scioccante: tre auto brutte fuse in una sola vettura orrenda. A un frontale che ispira la simpatia di una cernia con due fari da rana di sconcertate fattura, abbina un posteriore sgraziato e il tutto è condito dalle porte della vecchia generazione. Leggenda narra che quando fu svelata alla stampa qualcuno credette fosse un modello ancora camuffato. Ha infestato le strade fino al 1999.

14. Ssangyong Rodius

Parlare della prima serie di Ssangyong Rodius è come sparare sulla croce rossa, una delle vetture più assurde e racchie mai create. Nata nel 2004, era un agghiacciante incrocio tra un suv e un monovolume con un posteriore caratterizzato da un pazzesco montante a Z che disegnando una sorta di veranda al posto del lunotto la fa somigliare a un incrocio tra uno yacht e un ferro da stiro. La casa coreana capì in seguito la lezione.

13. tartan prancer

Brutta come poche altre e realizzata per il film di Hollywood «Come ti rovino le vacanze» (Vacation, 2015). La Prancer, un pezzo unico, era studiata per essere orribile ed era infatti un terrificante pachwork di elementi presi da molti orrori della storia dell’auto in un mix agghiacciante. In realtà l’auto porta sulla carrozzeria lo stemma di un marchio inventato e non è facile intuire da che cosa derivi. Una particolarità della Prancer sono gli accessori alquanto bizzarri, come dei porta bicchieri esterni alla carrozzeria, una fontanella interna, due posaceneri di metallo nel cruscotto e il volante estraibile, oltre a una coppia di specchietti retrovisori montati anche sul posteriore.

 

12. Scion Xb

Una scatola delle scarpe sarebbe più bella. La Scion Xb è stata realizzata dal 2003 al 2015 poi (per fortuna) la produzione è stata bloccata. L’idea geniale è stata di Toyota che però ha preferito venderla sul mercato americano con il marchio Scion. E se le linee estetiche non erano il suo forte, i colori della carrozzeria non hanno fatto altro che infierire…

 

11. Otosan Anadol

Qui entriamo nel campo delle auto non adatte ai deboli di cuore. Tralasciando il nome più adatto ad una pomata lenitiva dal duplice uso, la Otosan Anadol è il risultato dell’industria automobilista turca quando decide di mettersi a fare auto “quasi” in proprio. Infatti sotto questo capolavoro di stile, prodotto in troppe generazioni dal 1966 al 1985, battevano motori forniti da Ford.

 

10. Dacia 500 Lâstun

Le auto nate sotto le dittature normalmente non hanno successo, ad eccezione del Maggiolino. Tra le conferme di auto “auto ordinata = auto sfortunata” spicca la Dacia 500 chiamata anche Lâstun. Voluta da Nicolae Ceausescu, doveva essere secondo il dittatore rumeno l’auto per il boom automobilistico del suo popolo. In realtà era una microcar realizzata senza la minima cognizione costruttiva ma soprattutto con materiali di pessima qualità. Degli oltre 6.500 esemplari prodotti ne sono rimasti in circolazione poco meno di 100, a conferma “dell’elevata” qualità.

 

9. Renault 9 / 11

Disegnare un’auto come può farlo un bambino di prima elementare. È questo il primo pensiero quando si guarda il design della Renault 9, berlina prodotta dal marchio francese dal 1981 al 1988. La linea finale andò oltre il concetto di scontato, con il chiaro obiettivo di piacere sia ai vertici del marchio che ai clienti di tutto il mondo. Lo spazio a bordo non mancava ma guardandola per più di cinque minuti si rischiava di cadere in coma per la noia causata dalle linee. Dalla stessa base nacque la Renault 11, caratterizzata dal portellone posteriore e da qualche elemento in più per debellare l’effetto noia della 9. Entrambi i modelli, per fortuna, furono abbinati ad una migliore campagna pubblicitaria rispetto alle Renault 14 visto che i pubblicitari dell’epoca la paragonarono ad una pera.

8. Lancia Thesis

Perché. È questa la domanda che migliaia di appassionati del marchio Lancia si fecero al debutto della Thesis. Perché un marchio come quello fondato da Vincenzo Lancia, caratterizzato da modelli straordinari dal punto di vista stilistico, si sia tirata la famosa “zappa sui piedi” producendo un’ammiraglia dallo stile estremamente originale abbinato ad listino prezzi all’altezza delle concorrenti tedesche? La risposta è ovviamente sconosciuta ma i numeri di produzione (circa 16.000 esemplari in sette anni) confermano il super flop dell’ultima ammiraglia prodotta interamente da Lancia. Erede della concept Dialogos, da cui per fortuna non condivise le portiere con apertura controvento, era perfetta in versione PapaMobile (nel 2000 con la versione Giubileo) ma per il resto i numerosi richiami stilistici a modelli storici come Aurelia e Flaminia non portarono ai risultati sperati.

7. Nissan Cube

Prodotta tra il 1998 e il 2013 e pensata esclusivamente per il paese del Sol Levante, tutto teso alla logica e razionalità, voleva essere un’auto pratica e spaziosa. In pratica, la Cube è una presa in giro alle logiche di design e aerodinamica giapponese. Al cubo.

nissancube

6. Fiat Regata

Figlia del design degli anni ’80, è la classica berlina del segmento medio; che ebbe anche un discreto successo di mercato. L’abitacolo e il bagagliaio spazioso compensano parzialmente la mancanza nel modello base delle cinture di sicurezza, dei poggiatesta e del contagiri. Quanto a clima, ABS e servosterzo erano ancora optional di pregio, per sua fortuna!

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5. Fiat Siena /Palio /Albea

Le tre auto sono state sviluppate sullo stesso progetto, ma adattate alle diverse realtà regionali in cui sono state prodotte. Eredi della Duna, meritano pariteticamente un posto di tutto rispetto nella nostra classifica sulle auto più orribili di sempre.

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4. Pontiac Aztek

Realizzata dal 2001 al 2005, è stata un colossale flop con circa 20.000 vendite annue.
Alla base del progetto vi era, in realtà, un’idea futuristica: trasformare una Sport utility in un veicolo adatto alla marcia su asfalto. Qualcosa non ha però funzionato nella realizzazione visto che nel 2010 Time la inserì nella lista delle “50 peggiori invenzioni” di sempre.

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3. Alfa Romeo Arna

Nata da una sfortunata collaborazione tra la casa milanese e la Nissan, dopo appena 4 anni venne messa fuori produzione: un’Alfa Romeo “senza il buco”, che non incontrò mai l’interesse dei veri alfisti. Lo conferma il recente sondaggio del 2014 del Sole 24 Ore in cui l’Alfa Romeo Arna ha vinto il podio come auto più brutta di sempre. Per noi, vince il bronzo.

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2. Fiat Multipla

Inserita dal Time tra le “50 peggiori auto di tutti i tempi”, la monovolume è stata prodotta dal 1998 al 2010. Con un successo di mercato eclatante. La Multipla è infatti brutta ma funzionale: la sua linea anteriore, con un vistoso scalino tra cofano e parabrezza, ha fatto discutere, ma i sei posti su due file e le dimensioni compatte l’hanno resa un’auto innovativa per il segmento di mercato di riferimento.

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1. Fiat Duna

Utilitaria prodotta dal 1985 al 2000 per il mercato sudamericano e importata, dal 1987 al 1991, anche in Europa, per Lapo Elkann la Duna è “la Fiat più brutta” di sempre. E se lo dice lui… Il design sgraziato generato dal baule troppo pronunciato l’ha resa bersaglio di satira. A livello mondiale.
Noi le assegniamo affettuosamente il podio, perchè in un certo senso, è stata davvero unica nel suo genere.

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