Il 25 luglio del 1834 moriva Samuel Taylor Coleridge, uno dei padri del Romanticismo Inglese. Lo ricordiamo con tre brevi poesie, tra le più belle che ha composto…

 

Samuel Taylor Coleridge
Samuel Taylor Coleridge

 

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Il 25 luglio del 1834 moriva Samuel Taylor Coleridge, uno dei padri del Romanticismo Inglese. Lo ricordiamo con tre brevi poesie, tra le più belle che ha composto…

 

Il nome di Coleridge viene spesso associato a due elementi: il poema The rime of the Ancient Mariner (La ballata del vecchio marinaio) e il manifesto del Romanticismo inglese.

Tuttavia Coleridge fu un uomo di grande intelletto e il suo nome ha segnato le pagine non solo di letteratura ma anche di filosofia e critica.

Poeta di straordinaria immaginazione e critico di sconfinata cultura e raffinatezza, è annoverato tra i padri del Romanticismo inglese.

Nato ad Ottery St Mary, a sud-ovest dell’Inghilterra, e morto ad Highgate nel luglio del 1834, Samuel Taylor Coleridge scrisse a quattro mani con William Wordsworth le Ballate liriche, opera-manifesto del movimento romantico inglese. Affascinato dall’idealismo tedesco di Schlegel e Schelling, da esso derivò il concetto di poesia quale strumento di massimo potere creativo.

Le punte più alte della sua produzione sono da ricercare nel poema La ballata del vecchio marinaio, insesauribile fonte d’ispirazione nel teatro e nella musica, nel poemetto incompleto Kubla Khan e nelle numerose prose.

Samuel Taylor Coleridge moriva il 25 luglio 1834

 

Addio all’amore

Addio, dolce Amore! Ma non biasimare la mia verità;
Mai occhio materno vide il proprio bambino più affettuosamente di
Quanto io la tua forma; tue erano le mie speranze di gioventù,
E quando tu plasmavi i miei pensieri io sospiravo o sorridevo.

Mentre i più corteggiavano la ricchezza, o deviavano allegramente
Nei covi segreti del piacere, ed alcuni in disparte
Rimanevano forti nell’orgoglio, impacciati del merito,
A te io davo il mio intero debole cuore speranzoso.

E quando incontrai la ragazza che realizzò
Le tue giuste creazioni, e aveva ottenuto la sua gentilezza,
Dici, ma per lei se dovessi sulla terra io stimai!
I tuoi sogni solo feci, e presi la tua cecità.

O dolore! – ma addio, Amore! Andrò a rappresentarmi
Con pensieri che mi piacciono meno, e meno mi tradiscono.

 

Alla natura

Può essere in effetti fantasia, quando io
Cerco di estrarre da tutte le cose create
La gioia interiore, profonda, sincera, che aggrappa attentamente;
E seguo nelle foglie e nei fiori che attorno a me giacciono
Lezioni di amore e onesta pietà.
Allora lascia che sia; e se l’ampio mondo ruota
Nel simulato di questo credo, esso non porta
Né paura, né dolore, né vana perplessità.
Allora costruirò il mio altare nei campi,
Ed il cielo blu sarà il mio duomo preoccupato,
E la dolce fragranza che il selvaggio fiore produce
Sarà l’incenso che io produrrò a te,
Te unico Dio! E tu non disprezzerai
neppure me, il sacerdote di questo povero sacrificio.

 

Cosa é la vita?

Somiglia la vita a ciò che un tempo era ritenuto di luce,
Troppo ampio in se stesso per la vista umana?
Un assoluto stesso- un elemento infondato-
Tutto quello che vediamo, tutti i colori di tutta l’ombra
Fatto dallo sconfinare dell’oscurità?-
La vera vita non è diretta dalla coscienza?
E tutti i pensieri, le pene, le gioie del respiro mortale,
un abbraccio di guerra di vita e morte in lotta?

 

 

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