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Il 25 luglio del 1969 nasceva lo scricciolo d’oro, Annarita Sidoti. Il ricordo della più grande marciatrice italiana di tutti i tempi, che un male si è portata via troppo presto…
Scoperta ed allenata da Salvatore Coletta, aveva trasformato il lungomare di Gioiosa Marea in un lungo palcoscenico, dove la si poteva ammirare macinare l’asfalto durante i suoi duri allenamenti di preparazione. Oggi in quel tratto di lungomare che porta il suo nome, si innalza un monumento che ne onora la memoria.
Annarita Sidoti ha collezionato 47 presenze in nazionale, è stata Campionessa mondiale dei 10 km di marcia su pista nel 1997, due volte campionessa europea dei 10 km di marcia su strada (1990 e 1998). Ha rappresentato l’Italia in sei edizioni dei campionati Mondiali e in tre dei Giochi olimpici, sui 10 chilometri, nei primi ha ottenuto una vittoria nel 1997 ad Atene (42:55.49 su pista); nei secondi, un settimo posto nel 1992 a Barcellona. Ai campionati Europei è stata presente in quattro edizioni con due vittorie, nel 1990 a Spalato (44:00) e nel 1998 a Budapest (42:49), e un secondo posto nel 1994 a Helsinki, sempre nei 10 chilometri (per lei anche 10 titoli italiani, un Europeo indoor, un’Universiade, una Coppa Europa e svariati podi in giro per il mondo).
Ha detenuto il record italiano dei 5000 metri (pista) con 20:21.69 (Cesenatico, 1995).
Meno a suo agio sulla distanza dei 20 chilometri, divenuta nel frattempo standard: qui il suo miglior tempo è stato di 1h28:38, nel 2000 a Eisenhüttenstadt.
Si è cimentata in diverse esperienze, non ultime quella di Assessore allo Sport del suo Comune e quella di attrice in un film (“Le Complici” di Emanuela Piovano). Nel 2004 è diventata mamma di Federico, poi di Edoardo e Alberto.
È scomparsa il 21 maggio 2015, al termine di una lunga malattia combattuta per oltre cinque anni, l’unica che purtroppo è riuscita a sconfiggerla.
“La sconfitta non è definitiva fin quando tu non ti arrendi”, lo ripeteva sempre la piccola immensa Annarita Sidoti, anche durante gli ultimi anni della malattia, che ebbe la meglio sul suo corpo ma mai sulla sua mente, che resistette granitica fino all’ultimo respiro.
Lei ci ha lasciato in eredità una lezione più preziosa di qualsiasi medaglia, titolo o riconoscimento ottenuto sulle piste d’atletica.
Vivere è come marciare incontro ai nostri obiettivi. Percorrere con determinazione il tragitto che ci separa da essi, rappresenta la più grande vittoria.